Scoprendo il Web 2.0

La transazione di Internet verso il mobile: nella testa (e per le tasche) di tutti

Posted in economia, mobile, web2.0 by Giuseppe Futia on novembre 26, 2007

Perchè Google i primi di Novembre ha annunciato una partnership con 34 tra carriers, sviluppatori di software e hardware per dar vita a un nuovo sistema operativo chiamato Android?

Perchè Apple introduce sul mercato il rivoluzionario IPhone, strumento principe della convergenza tecnologica sul mobile?

Perchè Nokia qualche mese fa ha annunciato la nascita di Ovi, portale che integra molti servizi per il web, sovvertendo in gran parte il suo classico modo di operare nel mercato, quello cioè di vendere telefonini?

Prima di dare una risposta a tutte queste domande credo sia necessario soffermarsi su questa immagine:

amd1.jpg

Immagina tratta dalla presentazione svolta da Amd al 3GSM di Barcellona

I numeri. Questa è la semplice risposta. Fin’ora, Internet è stato veicolabile unicamente attraverso i classici desktop e computer portatili. Oggi, quello che si sta tentando di fare consiste nel creare e nel permettere, sul cellulare, una moltitudine di servizi in più rispetto a quelli che vengono forniti attualmente. Nella sostanza, a causa del tasso di crescita esponenziale della vendita dei cellulari e quindi della sua diffusione capillare in tutto il mondo, il telefonino rappresenta il mezzo di comunicazione con cui si potrà raggiungere il maggior numero di persone. E raggiungere questa vastità di individui permetterebbe di avere una maggiore penetrazione di pubblicità e servizi, ottenendo una visibilità ben più grande rispetto a quella attuale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Ormai tutti i più grandi si sono lanciati in questo settore; vedremo se google saprà ripetere lo straordinario successo ottenuto come motore di ricerca, se Apple riuscirà a spuntarla con l’alta tecnologia, e non solo, del suo IPhone e infine se Nokia riuscirà a sfruttare la sua lunga esperienza nella telefonia mobile, mettendo a frutto le proprie competenze.

Vedremo.

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Il valore dei soldi – Parte seconda

Posted in economia by Giuseppe Futia on novembre 23, 2007

Mi sono accorto che l’ultimo post scritto era un pò confuso. Più che altro ero un pò demoralizzato , perché non sono stato in grado di inquadrare nella giusta misura il reale valore della pubblicità sul web. Questo mi ha portato a scrivere un insieme di frasi il cui valore complessivo è inesistente, pazienza; crescere vuol dire anche sbagliare.

In fondo non sono stati i vari Google, Yahoo, Microsoft a inventare il social network. Per questo esso è intrinsecamente libero e nasce da idee di persone e non di aziende. Le grandi imprese si sono mosse quando ne hanno capito il valore legato all’attenzione e al tempo speso dalle persone in questi “luoghi”. Come ho già ricordato più volte, si sta assistendo a un profondo cambiamento che provocherà la disintegrazione dei media tradizionali, almeno per come li conosciamo oggi. Naturalmente non nel breve periodo, ma il fatto che i grandi abbiano acquisito i più importanti e famosi social network a prezzi non così modici (nel 2006 Youtube è stata acquistata da Google per 1,65 mld) è un segno importante. Ancora più importante perchè le grandi dotcom non sanno ancora come monetizzare a pieno l’attenzione e la creatività degli internauti; hanno rischiato, pur sapendo che dovranno reinventare i modelli di business che caratterizzano i media tradizionali.

Quindi sì, io avevo sbagliato a considerare importante la pubblicità sul web attualmente; semplicemente perchè Internet è un banco di prova, è un medium ancora tutto da conoscere e su cui sperimentare. E allora aspettiamo e stiamo a guardare.

Il valore dei soldi

Posted in economia by Giuseppe Futia on novembre 21, 2007

Vorrei fare un piccolo passo indietro rispetto alle argomentazioni con cui vorrei sviluppare il mio blog. Un passo indietro che corrisponde a guardare la realtà così com’è; un passo indietro verso ciò che governa in modo assoluto il mondo dei media e non solo: i soldi. Oggi in classe mi è stato fatto un appunto di questo tipo, ovvero che tutto quanto va proporzionato e considerato in relazione al mercato.

In fin dei conti a tutt’oggi, i soldi transitano verso i media di massa, fine. Il fatto che tutto giri intorno al denaro mi fa pensare un’altra cosa: possibile che sia stato creato uno strumento che dia finalmente voce alle persone, senza intermediari? Senza che qualcuno possa intervenire, manipolando le informazioni? Vorrei crederci; vorrei credere che le dotcom abbiano compreso il potenziale che viene dagli utenti, soprattutto perchè li orienta verso un obiettivo, li stimola a essere produttivi, li avvicina alle aziende stesse, perchè queste sfruttino le potenzialità umane e le persone volgano la propria attenzione verso qualcos’altro oltre alla passività della televisione. Già, la televisione. Il mezzo che per eccellenza è in mano ai potenti (Berlusconi qui da noi, Rupert Murdoch dall’altra parte dell’oceano) e che orienta da sempre l’opinione pubblica; l’idea è che i grandi imperi della rete devono allontanare l’attenzione delle persone dai media tradizionali in qualche modo. E quale miglior modo di una tecnologia che offra una vera e propria esperienza interattiva e partecipativa? Perchè non sfruttare qualcosa che non era mai stato proposto in precedenza?

Internet e il web 2.0? Quando l’attenzione delle persone avrà spostato il proprio baricentro su di esso, allora questa tecnologia sarà comunque nelle mani dei potenti, e accadrà qualcosa per cui le persone saranno nuovamente libere di non far sentire la propria voce. Si agirà, forse, non con mezzi privativi che limitino l’accesso alla rete, ma magari offrendo un mondo virtuale alternativo in cui alle persone che oggi sono teledipendenti, corrisponderanno individui che saranno sedotti dalla prossima, nuova realtà illusoria.

La rete sarà libera finchè ai grandi del mondo andrà bene così. Potere, controllo; coloro che lo detengono non vi rinunceranno mai.

Le imprese illuminate e il tramonto della legge di Coase

Posted in web2.0, wiki... by Giuseppe Futia on novembre 19, 2007

Da qualche giorno ho cominciato a leggere un interessantissimo libro che i molti partecipanti alla blogosfera conosceranno: di Tapscott Don e D.Williams Anthony(2005), Wikinomics, Etas.

Un libro con un ritmo incalzante in cui sono mostrati molti esempi di aziende che hanno rischiato, affidando alla collaborazione di massa le sorti del proprio successo. Mi ha incuriosito un piccolo passo in cui si rapportava la nascita di queste imprese illuminate con la legge di Coase, vero e proprio perno delle aziende integrate verticalmente.

In breve, questa legge afferma che: un’impresa che integra il più possibile tutte le fasi di reperimento dei materiali e di produzione continuerà a crescere, fintanto che i costi di tale transazione interna saranno minori dello svolgimento di questa stessa nel libero mercato. In poche parole, se producete da voi tutto ciò che vi serve a poco prezzo, fatelo. Intuitivamente è un concetto un pò strano, perchè verrebbe da pensare che l’affacciarsi direttamente al mercato porti grandi vantaggi a livello di conoscenza e di consapevolezza di ciò che accade; il problema è che nell’età industriale, proprio il reperimento di questa conoscenza e delle informazioni ad essa legata, implicavano costi onerosi a livello di tempo e denaro. Coase definisce queste spese a diversi livelli costi di transazione, che raggruppa in:

  • costi di ricerca;
  • costi di trattativa;
  • costi di coordinamento e di processo.

Tutti questi aspetti comportavano una spesa tale nei rapporti tra aziende, che l’integrazione verticale era sicuramente la scelta più logica.

Pensiamo invece come oggi l’istantaneità di Internet abbatta tutti questi costi e queste lentezze nei rapporti; per esempio una casa automobilistica potrebbe tranquillamente digitare la parola “finestrini” in Google, trovando ciò che più concerne le sue esigenze e verificando la qualità di questa aziende grazie semplicemente al buon posizionamento tra i risultati del motore di ricerca. Le imprese che per prime hanno capito il valore di Internet possono sfruttare le potenzialità della rete per dedicarsi al mercato, creando una fitta rete di rapporti per poter sfruttare le potenzialità dell’outsourcing. Il problema di fondo è che queste imprese, non trovano unicamente attori di pari grado, ovvero aziende che adottano la loro stessa strategia, ma si imbattono nei prosumer, utenti che divengono produttori di idee e contenuti. Idee e contenuti che se non considerati adeguatamente, profileranno il tramonto di queste stesse aziende che si affacciano al mercato.

Comprendo di essermi dilungato molto, ma questo aspetto di doppio sovvertimento delle consuetudini di un’azienda integrata verticalmente mi affascinava e spero di trarre da questo libro altri importanti spunti per accrescere la mia conoscenza (che egoista) e lo strumento sospinto da questa: il mio blog.

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Un nuovo inizio per il domani

Posted in conoscenza, web2.0 by Giuseppe Futia on novembre 17, 2007

Il Web 2.0. Tecnologia delle meraviglie; una tecnologia che forse non è mai stata così vicino alle persone. Apro il mio blog per scoprire il mondo della rete popolato da infiniti utenti che creano, producono e condividono; lo apro per migliorarmi, per capire e respirare fino in fondo tutti i cambiamenti che la partecipazione attiva permette. Lo apro per poter essere un giorno, prima o poi, protagonista di questo mondo che mi affascina e mi ha fatto amare la conoscenza. Una conoscenza condivisa, che non appartiene più ai pochi, ma che appartiene a tutti noi. A questo proposito mi viene in mente una frase, “un motto perpetuo” che ho letto un pò di tempo fa su Nova24: “Nessuno di noi sa tutto.Ognuno di noi sa qualcosa, la conoscenza è nell’umanità”.

E allora provo a dare il mio contributo e a scommettere sul mio futuro.