Sei un mostro!
Ora comprendi l’origine di tutte le faccine che vedi sul web? Capisci di che omicidio ti macchi ogni volta che usi un’emoticon? Io dico basta. Però è geniale. (Ops).
Stumblando per il web
Immaginate di avere a disposizione “tutte le foto del mondo”. Fatto? Ora guardate qui.
Il wireless che manipola le coscienze
Su Nova24 di questa settimana ho trovato un articolo raccapricciante su alcuni utilizzi della tecnologia wireless ed i relativi effetti sulla volontà umana. Marco Magrini, l’autore del pezzo, riprende alcuni punti di un documento del Pentagono, che trascorsi i tempi di legge, è diventato di pubblico dominio. In questo documento segreto si parla di effettive sperimentazioni (e non solo progetti) di comodissime apparecchiature per la tourtura wireless, che attraverso brevi impulsi elettromagnetici, sono in grado di produrre un vasto numero di suoni direttamente dentro la testa delle persone. La manipolazione di questi segnali, grazie all’ “abilità” degli scienziati che ci lavoravano, crea dei suoni rassomiglianti i numeri da uno a dieci. Roba da esorcisti. E sempre wireless, si può irraggiare un corpo umano elevandone la temperatura corporea fino a 41 gradi (a 42 si muore) per disorientare e ammansire l’encefalo che contiene. Ma il terzo, e non meno “curioso” esperimento, riguarda la possibilità (questa, stando ai documenti di allora, non era ancora stata sperimentata) di usare impulsi elettromagnetici ad alto voltaggio lunghi un nano secondo, capaci di “accendere” i neuroni del cervello, alternandone così la coscienza, fino a bloccare alcune funzioni muscolari. Oltretutto il documento, a dire di Magrini, non nasconde di certo il fine ultimo di questi strumenti: la tortura.
Bella roba mi pare.
Per approfondire:
– Il documento del pentagono in questione, dichiarato Top Secret anche per le Nazioni Unite ( in effetti credo che la ricetta per creare la merda non sia di pubblico gusto).
– Le impressioni di Sharon Weinberger sul blog di Wired.
Quant’è bello attardarsi
Credo che da quando parole come condivisione, innovazione, creatività si siano affiancate indissolubilmente alla parola Rete molte cose sono cambiate; soprattutto quando parliamo di conoscenza. Ma allo stesso tempo, penso che siano innumerevoli le volte in cui abusiamo di questo vocabolo, specialmente quando l’accostiamo a Internet, quasi si realizzasse la salvezza eterna.
Certo il poter navigare in Rete, raggiungendo qualsiasi tipo di informazione in qualsivoglia formato è indubbiamente un passo in avanti epocale rispetto al passato, senza dimenticare che questo tipo di esperienza è oramai sempre disponibile su un numero sempre maggiore di device d’accesso; è altrettanto vero, però, che ci troviamo di fronte a una cultura volatile, effimera, che molto spesso non lascia traccia. Un tipo di conoscenza, che per le modalità con cui si forma e (non) si assimila, lascia poco (o forse nessuno) spazio alla riflessione e al ragionamento.
Credo che se come molti dicono sia necessario cercare di ridurre drasticamente il digital divide, allo stesso tempo non farebbero certo male un buon libro di storia o di letteratura, da poter sfogliare, assaporare e su cui, dolcemente, potersi attardare.
L’immanità dell’informazione
Era ormai da un pò di tempo che non scrivevo più sul mio blog. E credo che i miei “moltissimi” fans non saranno stati molto contenti. Il problema è che tra l’Università e lo stage (tra l’altro una mia collega mi detto che si pronuncia alla francese stagggg), non ho più avuto molto tempo da dedicare al mio caro amato spazio di studio sul web2. Anche se la mia esperienza pseudo-lavorativa mi sta insegnando molto, soprattutto in termini di percezione di quel che accade; su come l’informazione si “muove”, insomma. Nel senso che di solito, durante la giornata, si ha il sentore che tutto sia fermo, anche se con la “società dell’informazione” molte cose stanno cambiando, e che ogni cosa rimanga immobile sintantochè i media non ne fanno parola.
Lavorare in una redazione giornalistica invece suggerisce sensazioni particolari, quasi che il mondo intero sia sempre sotto i tuoi occhi; e allo stesso tempo ti senti un essere umano migliore o che deve migliorare, poichè responsabile dell’informazione che arriverà a tutti. Sai che la conoscenza che le persone trarranno dipenderà dalla tua fatica, dalla tua attenzione e dalla cura che avrai nei dettagli.
Per adesso bello bello.
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