I am the long tail
L’Internet Advertising Bureau (IAB) ha recentemente pubblicato una breve clip che prende il nome di “I am the long tail”, raccogliendo le testimonianze di coloro che, attraverso il proprio lavoro, rappresento il cuore pulsante della coda lunga. A tal proposito, vorrei riportare le parole dei creatori dell’iniziativa, opportunamente raccolte da Chris Anderson:
“Diversi analisti stimano che almeno 1,2 milioni di siti web sono in grado di sostenersi partendo dalla semplice vendita di spazi pubblicitari, fino ad arrivare alla commercializzazione dei propri prodotti. Gran parte di essi costituisce la tanto decantata long tail – piccoli siti web che servono gli interessi raffinati di un’audience di nicchia , la cui esistenza è permessa dall’assenza di barriere per quanto concerne la creazione e la distribuzione di contenuti-. Spesso, però, risulta molto difficile rendere giustizia alle innumerevoli realtà che sono state in grado di valorizzare il proprio lavoro grazie al supporto della Rete.
Ecco perché IAB ha deciso di intervenire. Abbiamo creato un video di circa 7 minuti, attribuendo dei volti umani alla coda lunga. E l’abbiamo chiamato “I am the long tail”.
Anche se, a dir la verità, le cose non stanno effettivamente così. Lo IAB non ha creato un documentario sulla coda lunga. È la coda lunga ad aver raccontato se stessa all’interno di un documentario.
Abbiamo esplorato, attraverso la Rete, numerosissimi siti web per mostrare l’ampia diversità che contraddistingue le attività su Internet. E i nostri obiettivi erano i più svariati. Andando alla ricerca dei contenuti per il nostro documentario, lo IAB ha voluto dimostrare agli investitori pubblicitari che questo insieme di piccoli publishers rappresenta un canale d’importanza vitale per poter raggiungere i consumatori americani. Allo stesso modo, abbiamo voluto sensibilizzare la classe politica e le istituzioni di Washington sul contributo alla crescita economica americana che questi soggetti sono in grado di offrire. “
A questo proposito, lo stesso Chris Anderson si dichiara soddisfatto soprattutto perché, paradossalmente, per poter sviluppare questo tipo di iniziativa non è stato necessario menzionare nè il suo nome nè la propria opera:
“This is really cool, and one of the things I like best about it is that they didn’t feel the need to link to me, mention the book or even link to the Wikipedia entry. The Long Tail is now just part of the parlance—no more needing a credit than an invocation of the Tipping Point requires a link to Malcolm Gladwell. Which is as it should be”.
via long tail.com
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Come è facile immaginare non bisogna farsi scrupoli su eventuali richiami sessuali, anzi.
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